#5 React: Risarcimento per detenzione e trattamenti degradanti nei centri di detenzione in Libia. È possibile?

Tipologia del contenuto:Notizie

Pubblichiamo il quinto contributo della serie di spunti operativi di pratiche e contenzioso strategico per reagire contro le illegittimità e le violazioni dei diritti dellз cittadinз stranierз in fuga dai loro paesi di origine o di transito. 

Con React – il Diritto in pratica vogliamo descrivere in modo sintetico ma completo come abbiamo deciso di affrontare i casi di respingimento in mare, di rimpatri “volontari” dalla Libia dellз rifugiatз, della cooperazione italiana nelle violazioni delle autorità libiche, delle restrizioni della libertà di movimento e di asilo dellз cittadinз stranierз, del monitoraggio dei fondi pubblici nei paesi di transito e del loro possibile sviamento. 

Questo è un invito a leggere e replicare queste azioni.

Per un motivo principale: se aumenta la consapevolezza rispetto alle violazioni e alle possibili soluzioni e se in tantз agiamo in modo coordinato per chiedere il rispetto dei diritti dellз cittadinз stranierз in movimento, potremo cambiare veramente le cose.

Di cosa si parla

Con il memorandum Italia-Libia del febbraio 2017 lo Stato italiano ha assunto precisi impegni sul piano internazionale nei confronti del governo di Tripoli in relazione alla gestione dei flussi migratori. Tra le altre cose, il governo italiano si è impegnato ad “adeguare e finanziare” centri di detenzione libici per migranti irregolari, nonché a formare il personale libico che vi opera.

Così, nel 2017 l’Aics ha stanziato 6 milioni di euro per interventi all’interno di centri di detenzione per migranti in Libia, suddividendo l’importo in tre Bandi rivolti a Ong italiane, da attuarsi attraverso implementing partner libici.

Già all’epoca era di dominio pubblico che i centri libici sono luoghi i cui gestori spesso perpetrano gravissimi abusi a danno dei detenuti, ampiamente documentati da una pluralità di osservatori internazionali.

A maggio 2020, il Tribunale di Messina ha condannato a lunghe pene detentive tre guardie del centro di Zawiya, teatro di uno dei progetti dell’Aics, del valore di un milione di euro, per gravissime violenze commesse all’interno del centro, gestito dal clan al Nasr a cui afferisce il noto trafficante Abdurahman al Milad detto “Bija”

Nei Bandi in esame, l’Aics riconosce inoltre apertamente che il governo di Tripoli sembra avere un controllo meramente nominale su molti dei centri, che sono di fatto gestiti da milizie locali. 

Nonostante ciò AICS non ha predisposto fino a pochi mesi fa un controllo sull’utilizzo di fondi, si è accontentata di rapporti sulle spese generiche, non ha effettuato alcuna valutazione concreta sulle condizioni dei centri in cui tali risorse erano destinati. 

Non è escluso che tali risorse abbiano contribuito a rafforzare o sostenere la struttura detentiva libica all’interno della quale sono perpetrati i crimini che conosciamo in danno dellз cittadinз stranierз. 

Cosa è stato fatto

ASGI ha presentato un esposto alla Procura presso la Corte dei Conti di Roma segnalando numerose criticità relative agli interventi realizzate da alcune ONG italiane in Libia con fondi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ed ha pubblicato un rapporto sui profili critici delle attività delle ONG italiane nei centri di detenzione in Libia con fondi A.I.C.S.

Cos’altro si può fare

Oltre a contestare la legittimità dell’utilizzo dei fondi nei centri di detenzione in Libia quello che si vuole fare è provare a richiedere il risarcimento del danno per le condizioni sofferte dallз cittadinз stranierз nei centri di detenzione in Libia. 

In particolare se lз cittadinз stranierз sono passati nei seguenti centri di accoglienza è teoricamente possibile promuovere contenzioso nei confronti dello stato italiano perchè qui sono stati attivi progetti finanziati da AICS

  • Tarek al Sika
  • Tarek al Matar
  • Tajoura
  • Qasr bin Gashir 
  • Al Nasr (Zawiya)
  • Khoms 
  • Al-Sabaa
  • Dar el Jabal (Zintan)
  • Sabratha 
  • Zwara/Zuwara

Operator3 e avvocat3 possono quindi raccogliere informazioni, segnalare a questo progetto o strutturare contenzioso per chi ha subito trattamenti degradanti in questi centri. 

Lз parlamentari dovrebbero chiedere al governo e al ministero degli affari esteri di relazionare su come i fondi sono spesi nei centri di detenzione ed in libia, sui meccanismi di monitoraggio e sulle garanzie richieste.

I contributi di React, diritti in pratica

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