Hotspot di Lampedusa, necessario permettere la possibilità di comunicare con l’esterno

Tipologia del contenuto:Comunicati stampa//Notizie
Riva del mare e cellulare

A Lampedusa, non solo non è possibile uscire dal centro, ma è impossibile avere comunicazioni con l’esterno, nonostante venga garantito dal Regolamento interno all’Hotspot e dalla Convenzione tra la Prefettura di Agrigento e la società cooperativa che lo gestisce. L’appello di 11 associazioni .

Per l’implementazione della libertà di corrispondenza con il mondo esterno e predisposizione di una rete wi-fi presso l’Hotspot di Lampedusa

Siamo organizzazioni che da anni si occupano di ricerca e soccorso in mare, lotta per i diritti delle persone in movimento e creazione di infrastrutture di supporto e solidarietà con le persone migranti.

Dopo esserci rivolti alle autorità competenti – mediante una lettera indirizzata alla Prefettura di Agrigento e per conoscenza al Ministero dell’Interno –  intendiamo mettere in luce   gli ostacoli all’accesso alla libertà di comunicazione con il mondo esterno che le persone incontrano durante la permanenza presso l’Hotspot di Lampedusa e, contestualmente, sollecitare un intervento atto a garantire l’esercizio di tale diritto, attraverso la predisposizione di una rete wi-fi liberamente accessibile.

Comunicare è oggi, per ognuno di noi, un bisogno essenziale, che diviene fondamentale in situazioni di limitazione della libertà personale.

Questo è il caso delle persone che transitano dall’Hotspot di Lampedusa dopo essere sopravvissute all’attraversamento del Mediterraneo centrale, una tratta estremamente pericolosa, durante il quale si perde ogni contatto con famiglie, amici o amiche.

In una situazione di estrema incertezza, in cui le persone si sentono bloccate e abbandonate senza alcuna possibilità di vivere una vita normale e soddisfacente a Lampedusa, l’Hotspot è un ambiente che mette a dura prova chi lo attraversa.

L’Hotspot continua a dover accogliere migliaia di persone in transito, che eccedono ampiamente la sua teorica capienza di 389 posti. Questo fa sì che le condizioni materiali e sociali in cui vivono siano al di sotto delle norme minime di dignità, salute, protezione. Ciò è aggravato dal fatto che, per le persone migranti che lo attraversano, la libertà personale è nei fatti limitata: non è possibile uscire dall’Hotspot né autonomamente né previa richiesta di autorizzazione.

I trasferimenti via mare o via aerea, quando attivi, non sono comunque sufficienti e il sovraffollamento diviene una condizione strutturale per molti mesi dell’anno. Inoltre, le persone portatrici di esigenze particolari sono spesso costrette a rimanere nel centro più a lungo delle altre, anche per tempi considerevoli, a causa del mancato reperimento di soluzioni di accoglienza adeguate. Ciò rappresenta uno dei paradossi: maggiore vulnerabilità implica spesso una più lunga permanenza in uno spazio che dovrebbe ospitare le persone il più breve tempo possibile.

Avere la possibilità di comunicare con l’esterno in questo contesto diviene dunque indispensabile. Eppure, a Lampedusa, non solo non è possibile uscire dal centro; è di fatto impossibile avere comunicazioni con l’esterno sul piano concreto – come invece dovrebbe essere garantito dal Regolamento interno all’Hotspot e dalla Convenzione tra la Prefettura di Agrigento e Badia Grande, la società cooperativa che gestisce il centro.

Avere accesso a una connessione internet sarebbe invece uno strumento di cura, capace di dare un momentaneo sollievo a persone ancora traumatizzate dalla traversata: uno scambio di messaggi sulle app di messaggistica istantanea o una breve videochiamata con amici e parenti per comunicare di essere arrivati, potrebbero migliorare significativamente il benessere psicologico delle persone e aiutarle ad andare avanti nonostante le difficoltà che stanno attraversando. Per le persone sopravvissute a naufragio, che hanno anche dovuto subire il trauma della morte di amici o parenti, può essere di enorme aiuto poter parlare/vedere con i propri cari o con i cari dei defunti.

L’accesso a una connessione internet sarebbe inoltre fondamentale per avere contatti con la società civile e/o consulenti legali, conoscere la propria condizione giuridica e dunque informarsi sui propri diritti, tra cui il diritto di asilo, in un contesto in cui le informazioni ricevute sono spesso limitate e/o solo parziali, e il servizio di mediazione culturale appare spesso insufficiente o garantito soltanto nelle lingue veicolari. La mancanza di informazione in questo senso può determinare l’esito del percorso migratorio o compromettere del tutto la possibilità di rimanere in Italia.

Avere una connessione internet dà anche, più ampiamente, la possibilità di condurre ricerche sulle opportunità che si hanno davanti, e di sviluppare progetti per un futuro più luminoso sulla base delle informazioni che è possibile trovare online.

Dati scambiati e dispositivi che, in realtà, corrispondono a migliaia di messaggi rassicuranti tra famiglie separate, voci familiari che aiutano i sopravvissuti a sopportare meglio una situazione difficilmente tollerabile e a prendere decisioni importanti per il proprio futuro. 

Questa connessione dà alle persone la sensazione di essere collegate al mondo esterno, di agire, in netto contrasto con il senso di abbandono e isolamento di cui parla ogni persona che deve sfidare i confini.

Quello che le realtà firmatarie del comunicato chiedono alle autorità competenti – la predisposizione di una rete wi-fi presso l’Hotspot di Lampedusa – rappresenta una misura che sarebbe facilmente attuabile, con costi anche contenuti, ma che comporterebbe un consistente miglioramento a tutela delle persone in arrivo sul territorio italiano.

Firmatari

ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione

Cledu – Clinica Legale dei Diritti Umani

FTDES – Forum Tunisien pour les Droits Économiques et Sociaux

Louise Michel

Maldusa

Mediterranea Saving Humans

Mem.Med – Memoria Mediterranea

Refugees in Libya

R42-Sailtraining

Sea Watch

Watch the Med – Alarm Phone

Immagine di Hilary Clark da Pixabay

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