Corte europea dei diritti umani, sentenza del 14 gennaio 2020

La Corte europea per i diritti umani si è pronunciata riguardo il caso di un cittadino iracheno che, in seguito ad processo giudiziario, ha ricevuto l’ordine di espulsione e rimpatrio in Iraq da parte della Romania. Malgrado la Corte non abbia riscontrato prove sufficienti per dimostrare che il rimpatrio costituisca violazioni dell’articolo 2 (diritto alla vita) e dell’articolo 3 (proibizione della tortura), ha riscontrato la violazione dell’articolo 13 che sancisce il diritto ad un ricorso effettivo. La legge della Romania non prevede infatti l’effetto sospensivo dell’ordine di espulsione nel caso in cui il cittadino iracheno faccia ricorso, una pratica in contrasto con l’articolo 13. La Corte conclude quindi che il cittadino iracheno non dovrà essere rimpatriato fino a quando il processo giudiziario nei suoi confronti si sarà concluso definitivamente, o fino a quando la Corte non si pronuncerà diversamente.


Il comunicato

La sentenza

Fonte: Council of Europe


 

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