Governare la libertà di circolazione delle persone, non contrastarla, deve essere l’obiettivo di ogni politica

Argomenti:Decreto Flussi
Tipologia del contenuto:Analisi giuridica//Notizie//Pubblicazioni

ASGI sul recente Consiglio dei Ministri in materia di flussi di ingresso: Basta con i decreti flussi, visti di ingresso per ricerca lavoro e visti umanitari per richiesta di asilo unica soluzione allo sfruttamento delle persone e dei lavoratori.

In attesa della emanazione del decreto sulla programmazione dei flussi di ingresso triennali delle persone straniere in Italia, ci sembra importante specificare alcune questioni che emergono dal comunicato sulla riunione del Consiglio dei Ministri del 6 luglio 2023 in cui si illustrano gli imminenti due decreti di determinazione delle quote di ingresso per lavoro degli stranieri non appartenenti all’Unione europea.

Come più volte ribadito, il meccanismo della determinazione dei flussi di ingresso non è nè realistico né funzionale a governare, da un lato, la mobilità delle persone e, in secondo luogo, le esigenze del mercato del lavoro: è necessaria, invece, una riforma legislativa che governi la libertà di circolazione delle persone in maniera non ideologica sì da consentire sul territorio italiano un incontro diretto tra domanda ed offerta di lavoro.

In tale senso occorre prevedere da un lato un nuovo sistema di visti di ingresso da rilasciarsi in modo semplice e rapido ai lavoratori degli Stati extraUE che desiderino  entrare in Italia per un periodo limitato per qui cercare una regolare attività lavorativa (analogamente a ciò che le norme italiane ed europee già consentono ai cittadini europei e ai cittadini di Stati extraUE laureatisi nelle università italiane e a ciò che ora prevede in Germania la nuova legge approvata il 24 giugno) e stabilire dei meccanismi di regolarizzazione per coloro che, già in Italia, siano in grado di dimostrare la disponibilità di una regolare occupazione lavorativa.

Il Governo, invece, da un lato non modifica l’attuale sistema di ingresso in Italia dei lavoratori stranieri, dall’altro, individua nel decreto triennale quote dimezzate rispetto al fabbisogno lavorativo come rilevato dalle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro: il che conferma che la nuova programmazione triennale rende queste previsioni aleatorie nel mutevole contesto economico e geopolitico.

E’ oramai evidente che il fabbisogno lavorativo effettivo in Italia (che ammonta annualmente ad almeno 300.000 lavoratori cittadini di Stati extraUE per lavoro non stagionale, come rilevato anche nel recente libro bianco della Fondazione ISMU e che è cifra molto vicina al fabbisogno indicato al Governo dalle forze imprenditoriali e sindacali) non può essere colmato attraverso il ricorso a persone straniere già titolari di permesso di soggiorno ad altro titolo in Italia e, dunque, che i posti di lavoro disponibili saranno utilizzati con il ricorso a forme di sfruttamento dei lavoratori, con decisiva riduzione delle garanzie salariali e di occupazione per tutte le persone, italiane o straniere che siano.

Se invece le quote annuali fossero state non inferiori alla reale esigenza del mercato sarebbe almeno disincentivato sia il ricorso allo sfruttamento del lavoro sia il ricorso al traffico irregolare di migranti che costituisce il principale canale di ingresso dei lavoratori in Italia.

Sarà anche decisivo capire quali sono gli Stati, i cui cittadini potranno essere assunti dall’estero e quali e quanti saranno gli ingressi per lavoro stagionale e quanti per le altre quote: è evidente, infatti, che non cambierà nulla se saranno sempre più numerose le quote per gli ingressi per lavoro stagionale, così come è accaduto finora.

In ogni caso questo sistema e queste cifre non bastano certo a governare in modo realistico e lungimirante l’immigrazione regolare in Italia, perché da molti decenni le norme vigenti in Italia sugli ingressi per lavoro si fondano sulla chiamata nominativa di un datore di lavoro in Italia e sulla preventiva verifica dell’indisponibilità di altri lavoratori italiani e stranieri (il che contraddice la determinazione governativa di quote periodiche che presuppone un fabbisogno lavorativo già stimato in generale dal Governo).

La seconda grande riforma indispensabile per disincentivare ingressi irregolari affidati a sfruttatori esige nuove norme legislative che, attuando l’art. 25 del regolamento UE recante codice comunitario dei visti, consentano il rilascio semplice e rapido di visti di ingresso a validità territoriale limitata per motivi umanitari agli stranieri extraUE che manifestino la volontà di presentare in Italia domanda di protezione internazionale, sia nell’ambito di eventuali evacuazioni urgenti, ricollocamenti o programmi umanitari, sia mediante semplici domande ai consolati italiani all’estero.

Il rilascio di visti di ingresso per motivi umanitari a stranieri che si trovino nel loro Paese o in altri Stati e siano meritevoli di protezione internazionale è strumento indispensabile per salvare molte persone che abbiano il fondato timore di subire in tali Stati forme di persecuzione o di pericolo e per disciplinare il regolare accesso al territorio italiano degli stranieri bisognosi del diritto di asilo che l’art. 10, comma 3 della Costituzione italiana garantisce in Italia ad ogni straniero a cui nel proprio Paese non è consentito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana.

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