Migranti morti nel Gran ghetto. “Servono più piani di intervento”

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Rogo nella baraccopoli di Rignano Garganico. Applicare le leggi, proteggere le persone, creare condizioni di lavoro dignitose: ecco come bisognerebbe intervenire secondo Erminia Rizzi di Asgi. “Servono più piani di intervento, ma con il coinvolgimento delle imprese, altrimenti non si andrà da nessuna parte”.

“Ben venga la legge sul caporalato, ma le leggi c’erano già, il problema è farle rispettare e creare le condizioni perché vengano rispettate”. A parlare è Erminia Rizzi di Asgi intervistata da Redattore sociale, su quanto avvenuto nella baraccopoli di Rignano Garganico nel foggiano, dove 2 persone sono morte nell’incendio scoppiato questa notte.

Dal primo marzo erano in atto le operazioni di sgombero disposto dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari in seguito alle indagini avviato a marzo del 2016 per presunte infiltrazioni della criminalità ed un centinaio di lavoratori aveva rifiutato di lasciare il ghetto per paura di perdere il lavoro nei campi. Quello della notte scorsa è il settimo incendio dal 2012 ed è quello che ha avuto le conseguenze più gravi. Ancora non sono state accertate le cause, ma in pochi minuti le fiamme hanno avvolto le capanne, realizzate in legno, plastica e cartone su una superficie di circa 5 mila metri quadrati distruggendo tutto.

“Se vogliamo affrontare la questione dei ghetti bisogna partire proprio dal lavoro. In molti vivono lì perché non hanno i soldi per affittare una casa. Come fa un bracciante che prendi 20 euro al giorno a vivere una vita più degna? Il mercato del lavoro non funziona, le imprese devono applicare i contratti collettivi nazionali” secondo Yvan Sagnet intervistato da Globalist.

Intervento sui caporali, proteggere le persone, creare condizioni dignitose di lavoro. Sono gli interventi necessari secondo Rizzi: “Non serve sgomberare, bisogna intervenire sui caporali e poi Rignano non è l’unico ghetto, è solo quello più conosciuto, ce ne sono altri. E chi viene sgomberato ricostruirà le baracche da un’altra parte”. Per cambiare le cose però serve il coinvolgimento delle imprese. “Qualche anno fa la Regione Puglia ha dato vita al progetto ‘Capo Free Ghetto Off’ con il coinvolgimento del territorio e delle associazioni – racconta – Un percorso in cui è mancata la collaborazione delle aziende, che è fondamentale, senza non si cambia niente”. Rispetto alle politiche di accoglienza, in particolare quella in emergenza dei Cas (Centri di accoglienza straordinari), Rizzi sottolinea che, “si tratta di un’accoglienza che non prevede il sostegno ai percorsi di autonomia delle persone che quindi rimarranno sul territorio e andranno ad alimentare altri ghetti”.

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