#3 React, Diritti in pratica – Respingimenti in mare: come e quando richiedere il risarcimento

Continua con questo terzo contributo la serie di spunti operativi di pratiche e contenzioso strategico per reagire contro le illegittimità e le violazioni dei diritti dellз cittadinз stranierз in fuga dai loro paesi di origine o di transito. 

Con React – il Diritto in pratica vogliamo descrivere in modo sintetico ma completo come abbiamo deciso di affrontare i casi di respingimento in mare, di rimpatri “volontari” dalla Libia dellз rifugiatз, della cooperazione italiana nelle violazioni delle autorità libiche, delle restrizioni della libertà di movimento e di asilo dellз cittadinз stranierз, del monitoraggio dei fondi pubblici nei paesi di transito e del loro possibile sviamento. 

Questo è un invito a leggere e replicare queste azioni.

Per un motivo principale: se aumenta la consapevolezza rispetto alle violazioni e alle possibili soluzioni e se in tantз agiamo in modo coordinato per chiedere il rispetto dei diritti dellз cittadinз stranierз in movimento, potremo cambiare veramente le cose.

I respingimenti in mare: la richiesta di risarcimento del danno per i respingimenti in Libia operati da navi italiane o coordinati dall’Italia ed altre azioni collegate.

Di cosa si parla

Da anni il governo italiano si è reso responsabile di respingimenti di rifugiatз, richiedentз asilo e cittadinз stranierз che cercano di lasciare la Libia per raggiungere le coste europee.

Il comportamento delle autorità italiane si è modificato nel corso degli anni ed è stato necessario individuare sempre nuove strategie giuridiche al fine di individuare le responsabilità del governo ed ottenere delle condanne.

Infatti, negli anni 2008-2009, era la marina militare italiana che, dopo aver intercettato e recuperato le persone in fuga dalla Libia, le riconsegnava alle autorità libiche invece di prendere in considerazione le loro domande di asilo e riportarle in Italia. Queste condotte di respingimento sono state condannate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo Hirsi Jamaa e altri contro Italia nel 2012 e successivamente sono stati riconosciuti risarcimenti del danno alle vittime da parte del Tribunale Civile di Roma e della Corte di Appello di Roma.

In seguito al Memorandum Italia – Libia del 2 febbraio 2017, invece che entrare in contatto con i migranti, il governo italiano tramite i ministeri dell’interno, della difesa, dei Trasporti e delle Infrastrutture ha fornito supporto tecnologico, logistico alle autorità libiche ed in particolare alla Guardia Costiera Libica affinché possa intercettare le imbarcazioni in fuga dalla Libia, recuperare le persone e riportarle nei centri di detenzione.

Il governo italiano ha delegato i respingimenti – senza esimersi dalle sua responsabilità – coordinando i soccorsi, strutturando la guardia costiera libica, dando legittimità politica al governo libico.

In tale contesto si sono sviluppate azioni per far dichiarare la illegittimità della condotta italiana (e si vedrà poi anche di Frontex) per i respingimenti in Libia e per far riconoscere alle vittime il diritto al risarcimento del danno.

Cosa è stato fatto

  1. Richiesta di risarcimento del danno per il respingimento di 5 cittadinз eritreз in Libia effettuato dalla nave Asso 29 della compagnia Augusta Offshore con il coordinamento delle autorità italiane. Il 2 luglio del 2018 le autorità italiane hanno richiesto e coordinato l’intervento della “Asso Ventinove” nelle operazioni di soccorso avviate da una vedetta libica. In particolare, le navi Caprera e Duilio della Marina Italiana, di stanza a Tripoli, hanno chiesto alla Asso Ventinove di prendere a bordo 150 persone in fuga dalla Libia e provenienti da Eritrea, Etiopia e Sudan. La nave ha ricondotto le persone a Tripoli e le ha consegnate alle autorità libiche. Lз cittadinз in fuga sono così statз nuovamente detenutз illegalmente e sottopostз ad abusi e torture. La causa è pendente di fronte al tribunale civile di Roma.
  1. Ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per il respingimento in Libia di rifugiatз coordinato dall’Italia. Il 6 Novembre 2017 il Centro di Coordinamento Marittimo (MRCC) della Guardia Costiera italiana ha coordinato l’intercettazione delз migranti da parte di una motovedetta libica, donata dal governo italiano alcuni mesi prima alla Libia.
    Alcunз cittadinз sono statз recuperatз dalla ONG Sea-Watch, altrз sono statз riportatз in Libia e rinchiusз in condizioni disumane, subendo percosse, estorsioni, fame e stupri, accettando in alcuni casi il rimpatrio volontario. Il procedimento è pendente.

Sono in corso di studio e presentazione le seguenti cause:

  • Richiesta di risarcimento del danno per i respingimenti effettuati dalla Guardia Costiera Libica coordinati dalla nave della marina militare a Tripoli. Nell’ambito delle missioni militari all’estero, il governo italiano tramite il Ministero della difesa ha una nave militare a Tripoli che svolge funzioni sia di sostegno logistico alla Guardia Costiera libica per la rimessa in efficienza delle motovedette in caso di guasti, sia di coordinamento pratico delle operazioni di soccorso. Invero, vi sono numerose prove del fatto che le richieste di aiuto e le istruzioni di soccorso vengono ricevute e diramate proprio dalla nave italiana.

  • Richiesta di risarcimento del danno e la richiesta di interruzione delle operazioni per i respingimenti effettuato dalla Guardia Costiera libica con il sostegno di Frontex. Frontex ricopre un ruolo sempre più determinante nei respingimenti operati dalle autorità libiche con varie attività che agevolano l’intercettazione e il soccorso dei cittadini in fuga, tra questi il coordinamento delle operazioni, l’indicazione del gommone in difficoltà alle motovedette libiche ecc.

  • Richiesta di risarcimento del danno ed inibitoria in caso di inerzia. Sempre più spesso accade che il centro di coordinamento di soccorsi italiano, ricevuta una chiamata di soccorso la dirama al centro di coordinamento libico e maltese senza assicurarsi del buon esito delle operazioni di soccorso. Sono numerosi i casi di naufragi e di navi alla deriva anche per vari giorni senza l’invio di alcuna nave italiana, senza che sia indirizzata una nave mercantile ecc.

Cos’altro si può fare?

Questi ricorsi possono essere presentati soprattutto da cittadini stranieri che si trovano sul territorio europeo, che godono di una posizione giuridica stabile e che condividono la portata politica e strategica di questa azione.

Quasi la totalità dei richiedenti asilo presenti in Italia e negli altri Paesi dell’Unione Europea sono state vittime di respingimento ed in molti casi è possibile individuare una responsabilità diretta italiana o di Frontex.

Avvocatə, operatorə legali, altre figure professionali che sono in contatto con persone che sono stati respinti in Libia a seguito del tentativo di raggiungere le coste europee – sia dalle autorità italiane sia dalle autorità libiche – possono mettersi in contatto con noi così da poter raccogliere le informazioni sul respingimento e fornire spunti per la presentazione e la moltiplicazione di queste azioni.


Quest’azione rientra nell’ambito del progetto Sciabaca&Oruka promosso dall’ASGI per contrastare le politiche che limitano illegittimamente la libertà di movimento e il diritto di asilo.

Contatti: sciabacaoruka@dev.asgi.it

I contributi di React – Diritti in pratica

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