#2 React, Diritti in pratica – Ricorsi per il visto per motivi umanitari e per l’esercizio del diritto di asilo

Tipologia del contenuto:Notizie

Continua con questo secondo contributo la serie di spunti operativi di pratiche e contenzioso strategico per reagire contro le illegittimità e le violazioni dei diritti dellз cittadinз stranierз in fuga dai loro paesi di origine o di transito. 

Con React – il Diritto in pratica vogliamo descrivere in modo sintetico ma completo come abbiamo deciso di affrontare i casi di respingimento in mare, di rimpatri “volontari” dalla Libia dellз rifugiatз, della cooperazione italiana nelle violazioni delle autorità libiche, delle restrizioni della libertà di movimento e di asilo dellз cittadinз stranierз, del monitoraggio dei fondi pubblici nei paesi di transito e del loro possibile sviamento. 

Questo è un invito a leggere e replicare queste azioni.

Per un motivo principale: se aumenta la consapevolezza rispetto alle violazioni e alle possibili soluzioni e se in tantз agiamo in modo coordinato per chiedere il rispetto dei diritti dellз cittadinз stranierз in movimento, potremo cambiare veramente le cose.

Ricorsi per il rilascio di visti umanitari e di ingresso per l’esercizio del diritto di asilo
Autorizzazioni all’ingresso per cittadinз stranierз bisognosз di protezione che non avrebbero altrimenti titolo all’ingresso per motivi ordinari (lavoro, studio, turismo, ricongiungimento ecc.)

Di cosa si parla

Donne e uomini afghanз che dopo la presa del potere dei talebani non possono più esercitare i loro diritti fondamentali; rifugiatз bloccatз in Libia a causa di blocchi e respingimenti finanziati e coordinati dalle autorità italiane; minori soli, persone sottoposte a tratta che pur di salvarsi accettano il rimpatrio volontario nei paesi di origine.

Sono questi alcuni dei soggetti che non riescono a fuggire dal proprio paese o da un paese di transito in cui subiscono gravi violazioni dei loro diritti. Spesso, infatti, lз cittadinз stranierз più vulnerabili hanno maggiori difficoltà a lasciare i paesi di origine e di transito dove la loro sopravvivenza e l’esercizio delle libertà fondamentali sono messe in pericolo. 

Sebbene la società civile abbia organizzato dei corridoi umanitari per portare in Italia famiglie, rifugiatз, minori, persone con disabilità, questo sistema purtroppo non può rispondere ai bisogni di tutte le persone in fuga. Inoltre, si tratta di progetti di grandissima importanza, ma che sono legati a disponibilità e procedure proprie delle organizzazioni che li mettono in atto e non a procedure verificabili e impugnabili con gli strumenti giuridici.  

In numerose situazioni questз persone non possono richiedere ordinari visti di ingresso per i quali è necessaria la disponibilità di un lavoro, unǝ familiare o un percorso di studi già in Italia e comunque prevedono di prestare la garanzia del rientro del proprio paese di origine, dove rischiano di subire trattamenti disumani e gravi violazioni dei loro diritti. 

Per questo l’art. 25 del codice dei visti dell’Unione Europea prevede che possano essere rilasciati dei visti umanitari, in via eccezionale, in presenza di motivi umanitari o in virtù di obblighi internazionali, tra i quali indubbiamente il diritto all’asilo politico.

La potenzialità di questo strumento è lampante: lз cittadinз stranierз bisognosз di protezione internazionale o vulnerabili possono richiedere direttamente in ambasciata l’autorizzazione all’ingresso senza dover da un lato esporsi a viaggi pericolosi, dall’altro affidarsi a pratiche di ingresso incerte e non controllabili. 

Cosa è stato fatto

Lз socз ASGI, sia nell’ambito del progetto Oruka sia nel lavoro autonomo di ogni membro dell’Associazione, hanno presentato richieste di ingresso per motivi umanitari e di protezione in applicazione dell’art. 10 c. 3 Cost. e, in caso di rigetto, hanno richiesto al tribunale civile di Roma di rilasciare i relativi visti. 

Qui di seguito una panoramica dei principali filoni di contenzioso che sono stati portati avanti o che verranno promossi nei prossimi mesi. 

  1. Rifugiatз, attivistз, persone vittime di tratta bloccati in Libia. UNHCR è l’agenzia delle Nazioni Unite che in Libia ha l’incarico di intervistare lз richiedenti asilo, valutare le loro domande di asilo, evacuarlз in Niger o Rwanda e da lì facilitare il loro reinsediamento nei paesi UE. Tuttavia, questo canale di uscita non è accessibile da tuttз e non è possibile in alcun modo impugnare le decisioni prese nell’ambito di questi programmi. Per questo ci sono rifugiatз riconosciutз tali da UNHCR ma non evacuati perché non ci sono stati UE che li accoglierebbero, attivistз sudanesз che si sono battuti per il diritto ad essere evacuatз, donne vittime di tratta di nazionalità nigeriana che non vengono registrate da UNHCR come richiedenti asilo. Per persone in tali condizioni sono stati chiesti visti di ingresso per motivi umanitari in quanto le politiche di blocco hanno impedito loro di accedere alle forme di protezione e all’asilo
  1. Rifugiatз riportatз in Libia grazie alla cooperazione dell’Italia. Continuano i respingimenti di cittadinз in fuga dalla Libia a seguito del Memorandum Italia – Libia. L’Italia continua a fornire supporto logistico alla Guardia Costiera Libica e a coordinare le operazioni di soccorso anche tramite la nave della Marina Militare italiana che si trova a Tripoli. Di fatto questi ritorni in Libia, materialmente disposti dalle autorità libiche, sono dei veri e propri respingimenti delegati dall’Italia la quale deve assumersene tutta la responsabilità. Lз vittime di questi respingimenti possono quindi chiedere di fare ingresso in Italia e chiedere protezione, come sarebbe dovuto avvenire se l’Italia avesse adempiuto ai suoi obblighi internazionali. Queste sperimentazioni di contenzioso sono attualmente in corso e incontrano forti limiti.
    Ad esempio se si è statз riportatз in Libia da una nave italiana oppure se il centro di coordinamento di soccorso italiano è stato avvisato e non è intervenuto delegando il soccorso alla Libia.
  1. Vittime di tratta e minori rimpatriate da OIM nel paese di origine. Come già visto nella scheda dedicata, spesso lз rifugiatз più vulnerabili (minori e vittime di tratta) accettano di essere rimpatriatз nel loro paese di origine per fuggire alle violenze e alla detenzione senza termine in Libia. Spesso non c’è nessuna valutazione sui pericoli in caso di rientro. I rimpatri volontari di vittime di tratta e minori sono finanziati dal governo italiano che non chiede delle garanzie ad OIM e per questo spesso vengono rimpatriati in contesti pericolosi coloro che in Italia sarebbero protetti. A fronte della violazione di questi obblighi di protezione che rimangono vincolanti anche se le persone sono fuori dal territorio italiano, è possibile chiedere il rientro in Italia per la loro messa in sicurezza.
  1. Rifugiatз ed operatorз per i diritti umani afghanз perseguitatз dopo la presa del potere dei talebani. Lз socз ASGI, nonostante le prime decisioni negative del Tribunale civile di Roma, continuano a chiedere il riconoscimento dei visti umanitari per coloro che intendono fuggire dall’Afghanistan. Infatti, a fronte del grande impegno mostrato dal governo  nei primi giorni dopo la caduta del governo filo occidentale, ad oggi solo 300 persone sono riuscite ad arrivare in Italia grazie alla perseveranza e al lavoro delle organizzazioni della società civile impegnate nei corridoi umanitari. 

Cos’altro si può fare?

Presentare richieste di visto umanitario e di ingresso per l’esercizio del diritto di asilo per tuttз lз cittadinз stranierз vittime delle politiche di blocco è fondamentale per reagire a forme di allontanamento dellз rifugiatз dal territorio europeo sempre più totalizzanti.

Le politiche di esternalizzazione mirano a tenere distanti lз cittadinз stranierз così che, non essendo sul territorio europeo, non possano godere dei diritti che qui sarebbero loro riconosciuti (primo tra tutti il diritto di asilo). Pertanto richiedere di accedere al territorio europeo in modo sicuro tramite le richieste di visto nelle ambasciate è lo strumento attraverso il quale ciascunǝ, con regole chiare e decisioni appellabili, può fare ingresso in Italia dove la sua posizione giuridica sarà valutata

Lз operatorз e lз avvocatз se in contatto con cittadinз stranierз respintз e riportatз in Libia, donne vittime di tratta o minori rimpatriati o bloccati in Libia, rifugiatз la cui domanda di reinsediamento è stata rifiutata, cittadinз afghanз o in fuga da altri contesti di conflitto, possono richiedere il visto umanitario e, se rifiutato, adire il Tribunale civile di Roma per richiedere l’ordine all’emissione del visto

Lз parlamentari possono chiedere che venga introdotta una normativa che obblighi l’Italia a valutare ed esaminare le richieste di visti umanitari introducendo anche una specifica procedura amministrativa.  


Quest’azione rientra nell’ambito del progetto Sciabaca&Oruka promosso dall’ASGI per contrastare le politiche che limitano illegittimamente la libertà di movimento e il diritto di asilo.

Contatti: sciabacaoruka@dev.asgi.it

I contributi di React – Diritti in pratica

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